Potevamo essere angeli, abbiamo deciso di diventare Leoni. E così, con questo soprannome trasformato in un marchio indelebile, siamo identificati dal Gran Premio d'Italia del 1978, l'anno del disastroso rogo in partenza che costò la vita a Ronnie Peterson e mesi di inattività a Vittorio Brambilla. Una carambola poche centinaia di metri dopo la partenza, dieci vetture out prima di imboccare la variante, la metà delle quali avvolte da una fiammata senza precedenti in Formula 1. Il tragico bilancio è quello già riportato, ma nelle cronache di Monza del giorno successivo c'era spazio anche per noi che avevamo evitato un'ecatombe.
Sarebbe andata peggio se non fossimo stati là, ai lati della pista, e non ci fossimo scagliati contro quel fuoco, spianando la strada al soccorso medico. Secondo alcuni un gesto proprio di angeli; a leggere altri, un'azione da leoni.
Scegliemmo il leone perché rappresenta al meglio la nostra azione sui campi di gara, e da allora tutti ci conoscono e ci indicano in questo modo. Non esiste manifestazione automobilistica, in Italia, che non ci coinvolga in modo più o meno diretto; la nostra è una presenza assidua che, proprio per questa costanza, porge il fianco agli umori di turno.
Non è facile rimanere impermeabili ai complimenti, eppure succede proprio così per una squadra che trova entusiasmo ed energie nuove al proprio interno: la nostra è una famiglia e stiamo bene insieme.